La Palazzina Appiani di Milano e l’epoca napoleonica
La Palazzina Appiani, situata all’interno del Parco Sempione di Milano e gestita dal FAI – Fondo Ambiente Italiano per conto del Comune di Milano, è una struttura neoclassica di epoca napoleonica.
Vediamo quali sono la sua storia e le sue caratteristiche architettoniche.
Qual è la storia della Palazzina Appiani
Durante il periodo napoleonico, prima con la Repubblica Cisalpina e poi ancora di più con il Regno d’Italia negli anni 1805-1814, Milano divenne capitale: assunse così una grande importanza a livello politico, economico e culturale e vide una trasformazione urbanistica con interventi che celebravano il potere e la magnificenza napoleonica.
Si tratta di progetti che si ispiravano ai fasti dell’Antica Roma e che intendevano sottolineare l’identificazione di Napoleone come un nuovo Cesare.
Tra i lavori vi furono la risistemazione dell’area intorno al Castello, la costruzione dell’Arco della Pace e la realizzazione di un’arena per spettacoli pubblici, a cui venne affiancata la Palazzina Appiani.
La costruzione dell’edificio, che non fu mai destinato a uso abitativo bensì a luogo pubblico di rappresentanza, iniziò nel 1807.
L’architetto a cui furono affidate la sua progettazione e la sua realizzazione fu Luigi Canonica, allievo dell’architetto neoclassico Giuseppe Piermarini: Canonica concepì un grande circo ispirato all’antichità romana in cui inserì una tribuna centrale.
Il nome della palazzina è legato a quello del pittore Andrea Appiani, che era molto attivo alla corte francese di Milano.
La Palazzina fu concepita come tribuna d’onore dell’Arena per accogliere Napoleone e il suo seguito in occasione di cerimonie pubbliche, giochi e spettacoli offerti alla popolazione, tra cui la più famosa fu la naumachia, ossia una simulazione di battaglia navale che prevedeva di allagare l’arena con l’acqua di un canale e di utilizzare modelli di navi mosse da macchine sceniche per inscenare veri e propri combattimenti.
Come è fatta la Palazzina Appiani: architettura e decorazioni
Per quanto riguarda gli elementi architettonici, l’edificio a due piani ha un aspetto molto semplice e la sua facciata a 5 archi, rivolta verso il Parco Sempione, presenta uno stile sobrio e classico.
All’interno, a piano terra, vi è un ampio atrio caratterizzato da un elemento di grande pregio, ossia i mosaici pavimentali, realizzati a rosette e fregi classicheggianti; in uno di essi vi è lo stemma del Comune di Milano, che venne aggiunto in epoca successiva, quando nel 1870 l’Arena passò al Comune.
Al piano superiore, che si raggiunge attraverso lo scalone d’onore, vi è un grandioso salone, la cui volta è percorsa e decorata lungo tutto il perimetro da un fregio continuo.
Il fregio, eseguito negli anni 1807-1813, fu realizzato dal pittore milanese Angelo Monticelli, autore di molte opere a Milano, tra cui il sipario del Teatro alla Scala, e raffigura una scena di una parata antica, nella quale l’uso del chiaroscuro imita l’effetto del bassorilievo.
Dal salone si accede al cosiddetto pulvinare: si tratta di uno spazio esterno, che nell’antichità era destinato all’imperatore durante gli spettacoli dei circhi e che in questo caso è la tribuna d’onore per Napoleone e il suo entourage.
Questo palco coperto, che sovrasta l’Arena, è delimitato sul davanti da colonne in granito rosa che terminano con eleganti capitelli in stile corinzio ed è coperto da una volta a botte decorata a cassettoni.
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