La crisi delle stanze per il fuorisede, che resta a casa

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Come anticipava un articolo di “The Economist”, siamo probabilmente nell’Anno Zero di una nuova era per quanto riguarda il mondo del lavoro. Lo smartworking in particolar modo ha innescato un meccanismo di gestione della vita professionale molto diverso da quello che abbiamo vissuto finora.

Si parla in continuazione di distanziamento sociale e i primi effetti di questo nuovo modo di lavorare “a distanza” si sono visti anche in ambito immobiliare, già oltreoceano: basti pensare a San Francisco e alla Silicon Valley, il “Wall Street Journal” raccontava di questa tendenza che fino a un anno fa non era nemmeno immaginabile, ovvero l’abbandono fisico di una delle aree più famose, costose e bramate dove hanno sede le aziende più tecnologicamente avanzate del mondo come Apple, Google, Facebook, Adobe e molte altre. Lo smartworking ha spostato i lavoratori in aree meno care o lo ha fatto tornare ai paesi di origine.

La stessa tendenza si avverte a Milano, seppure relativamente in misura più modesta, una città che, diciamocelo, è un po’ la Silicon Valley nostrana, che offre lavoro e possibilità a chi ne cerca e che nella sua caoticità ti lascia comunque qualcosa nel cuore.

I dati ci mostrano che anche a Milano la domanda di stanze per studenti e lavoratori è diminuita drasticamente, dove prima trovare una stanza era quasi impossibile, ora siamo a una disponibilità del 290% in più rispetto allo scorso anno, seguita da Bologna, Padova, Firenze, Torino, Roma, Napoli e a livello nazionale la stima è del 149% in più. Di conseguenza i prezzi diminuiscono. Oltre allo smartworking anche la didattica a distanza contribuisce infatti facendo abbandonare le città universitarie.

Il “South Working” è una delle conseguenze di questo fenomeno: c’è chi si sposta nell’Hinterland in zone economicamente più accessibili, ma c’è anche chi prende tempo lavorando direttamente da casa. Si pensi a tutti quei lavoratori che si spostano dal Sud al Nord per lavoro e che possono lavorare a distanza. Seppur molto romantica la permanenza al proprio paese di origine certamente segna un nuovo modo di conciliare vita privata, familiare, sociale e professionale, con un’ovvia conseguenza sui vari mercati, sull’indotto e, come appena esposto, sul settore immobiliare.

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