I graffiti aumentano il valore dell’immobile?
So che sembra un controsenso, ma non solo i graffiti sono in grado di aumentare il valore di un immobile, sono anche in grado di farlo in maniera significativa, quadruplicandone il valore. Non pensare ai tag (ossia alle firme) che vengono apposti sui muri dei palazzi, agli scarabocchi o ad un atto di vandalismo, ma a quelle vere e proprie espressioni d’arte che vengono realizzate sulle facciate e non su tela.
Se i dipinti dei graffitari più famosi vengono battuti alle aste a cifre incredibili, non sembra poi così strano pensare che un’opera d’arte eseguita sul muro di una casa incida direttamente anche sul suo reale valore immobiliare.
Cosa si intende con “street art”?
La street art nasce e si diffonde negli anni ’90 per indentificare le opere compiute in spazi pubblichi dove il destinatario dell’opera è proprio colui che passa per la strada. Nonostante sia impossibile parlare di una data precisa, di un movimento identificato, di un manifesto o di parametri, questa arte – per sua natura lontana da stringenti regole – è alla base della volontà di esprimere il proprio pensiero a più persone possibili.
È così che, facendo uscire l’arte dagli studi, dalle mostre e dalle aste, la street art vuole comunicare valori e idee soprattutto al tessuto sociale che ogni giorno vive e si muove nella scena urbana.
Una forma d’arte nata in controtendenza rispetto ai metodi e ai canoni tradizionali, che ha fatto dell’illegalità il suo più grande studio, portando le persone comuni ad ascoltare una storia, recepire un’emozione, cogliere un messaggio o riflettere su un concetto etico o satirico che spesso raggiunge la forma della denuncia sociale.
È proprio questo aspetto: la possibilità di essere compresa dalla massa, senza sforzi, studi o retropensieri, che ha aggiunto ancora più valore a questa forma d’arte. È così che la contaminazione artistica e di pensiero diventa reale e riesce ad uscire anche dal contesto del quartiere per arrivare al mondo, grazie alla viralità concessa da internet.
In quest’ottica la mercificazione delle opere di street-art dovrebbe essere quasi un controsenso, ma – nolenti o volenti – i messaggi degli artisti più acclamati, fanno il giro del mondo ed è la moda stessa a veicolare il loro messaggio.
Il valore della street art nel mercato immobiliare
I privati sono disposti a pagare cifre che superano il milione per opere di street art e non a caso questa forma d’arte è considerata oggi come una delle applicazioni emergenti più interessanti del mercato. Tra gli artisti che hanno venduto il maggior numero di opere all’asta negli ultimi anni, 4 sono street artist. Jean-Michel Basquiat, con i suoi 125 lotti venduti all’asta per un fatturato di oltre 256 milioni di dollari è l’artista contemporaneo più quotato al mondo, secondo solo a Picasso, Monet e Zao.
Anche le amministrazioni pubbliche negli ultimi anni hanno iniziato a capire il valore di questi murales che, fino a pochi anni fa, erano equiparati ad un atto di vandalismo da reprimere e punire.
Da San Francisco a New York, da Milano a Padova, sono infatti sempre di più gli enti che investono sulla riqualificazione degli spazi urbani degradati chiamando a raccolta artisti della street art e collettivi. Le opere fanno spesso parte di progetti urbani complessi, ma è innegabile il beneficio che certi quartieri hanno tratto dalla riqualificazione di facciate.
È lo stesso Bansky, nel suo libro “Wall and Piece” a raccontare di aver ricevuto una richiesta da parte di un cittadino di Hackney, un borgo a nord-est di Londra, di cambiare la scelta dei luoghi per i suoi graffiti perché il costo della vita del quartiere era aumentato a dismisura negli ultimi anni.
A New York, Londra, Berlino e Parigi alcuni quartieri come Tribeca, Brooklyn, Camdem Town e Le Marais hanno avuto una rivalutazione fortissima, ma anche in Italia l’interesse verso i “quartieri colorati” sta aumentando di anno in anno. Non è un caso se Lapo Elkan a Milano ha deciso di insediare la sua agenzia creativa in zona Barona in un immobile sulla cui facciata si trova un murales di Obey.
Non ci sono parametri oggettivi circa la rivalutazione economica di un immobile e le variabili sono diverse:
- Il nome dell’artista
- La tecnica usata
- La bellezza dell’opera
- La risonanza del murales
- La liceità del dipinto
Il caso Bansky a Venezia: quadruplica il valore del palazzo
È il caso di un palazzo veneziano, sulla cui facciata è comparso un graffito riferibile ad uno degli esponenti più in vista della street-art: Bansky. Si tratta del secondo artista più quotato dopo Shepard Fairey, noto come Obey Giant, e, benché la sua identità sia nascosta, le sue opere sono conosciute in tutto il mondo.
I suoi manifesti – realizzati con stencil – sono messaggi sociali riconoscibili da chiunque e proprio per questo il valore è enorme. La famosa “Girl with balloon” del 2006 è stata battuta all’asta a 1.3.64.668 $, mentre l’opera “Keep it spotless” del 2007 è stata venduta a 1.870.000 $.
Bristol è stata sicuramente la scena sulla quale l’artista si è espresso maggiormente, ma non sono più isolate le opere internazionali, come quella in Israele fatta sul muro che divide lo stato dalla Cisgiordania e quella di Venezia in occasione della Biennale del 2019 “Naufrago bambino” per denunciare la politica italiana di blocco all’immigrazione.
A Venezia l’edificio, di proprietà di noti avvocati, si trova in Campo San Pantalon (Dorsoduro) con affaccio sul Rio Novo, ma è chiuso da decenni. Nonostante questo, dopo il graffito, il palazzo è stato messo in vendita a quattro volte tanto il suo precedente valore, nominandolo “The Bansky Estate”.
Tra chi ha gridato allo scandalo, parlando di pubblicità truffaldina, o addirittura di un accordo segreto, la verità sembra essere che, almeno nel caso di Bansky, parlare di arte non sia così lontano dalla verità.
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