Arte: che cos’è il Futurismo e quali sono le sue caratteristiche

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Il Futurismo è un movimento artistico e culturale che nacque in Italia agli inizi del Novecento e che coinvolse tutte le forme espressive, divenendo una delle prime avanguardie europee e influenzando anche la cultura di altri Paesi.

Il suo nome e la sua nascita si devono al poeta Filippo Tommaso Marinetti, che lo fondò e ne scrisse il manifesto ideologico.

Come è nato e quali sono i principi del Futurismo

Il contesto storico e sociale all’interno del quale nacque il Futurismo era caratterizzato da cambiamenti e innovazioni.

Nel primo decennio del Novecento e in quello successivo, quando si arrivò allo scoppio della Prima Guerra Mondiale, l’Italia e in generale l’Europa vivevano una fase di trasformazione sotto molteplici aspetti: erano in atto cambiamenti politici e sociali che investivano le condizioni di vita e di lavoro, la società era sempre più urbanizzata e industrializzata e nascevano nuove scoperte tecnologiche che con la loro progressiva diffusione rendevano il mondo improvvisamente più moderno e più veloce, come l’aeroplano, l’automobile, la radio, il telegrafo senza fili, la luce elettrica, e che furono capaci di cambiare la percezione del tempo e dello spazio e le possibilità di comunicazione.

Tutto ciò fornì riflessioni e stimoli agli ambienti culturali e artistici.

Nel 1909 il poeta Filippo Tommaso Marinetti scrisse e fece pubblicare su vari giornali italiani e poi sul quotidiano francese Le Figaro il Manifesto Futurista, che conteneva e fissava i principi del nuovo movimento.

Il Futurismo intendeva prendere le distanze dal passato, dalla tradizione e delle vecchie ideologie e, in nome del progresso e della velocità, voleva vivere pienamente il presente, esaltando da un lato la tecnologia, l’industria e l’innovazione e dall’altro l’azione, il nazionalismo, il militarismo e la guerra.

L’ideologia futurista si diffuse rapidamente, coinvolgendo un primo gruppo di pittori, quali Umberto Boccioni, Carlo Carrà e Giacomo Balla, e la prima importante esposizione futurista si svolse a Parigi nel 1912.

L’anno successivo alcuni intellettuali e scrittori, come Giovanni Papini e Ardengo Soffici, fondarono la rivista Lacerba, alla quale collaborò anche il poeta Aldo Palazzeschi e che appoggiava le idee del movimento futurista.

Esso attraversò diverse fasi, coinvolgendo via via vari artisti e interfacciandosi con altre avanguardie come il cubismo e il surrealismo, e durò fino alla fine degli anni Trenta, diffondendosi anche in altri Paesi, soprattutto in Russia e in Francia.

Il Futurismo nell’architettura e nella pittura

Il Futurismo coinvolse tutte le espressioni artistiche, le arti visive, quali pittura, scultura e architettura, le attività artigianali come la ceramica e il mosaico, la musica, le arti legate alla parola, come la letteratura, la poesia e il teatro, e addirittura il cinema.

La caratteristica principale delle opere futuriste è il dinamismo, la sua costante ricerca.

In ambito architettonico, al centro della riflessione degli architetti – primo fra tutti Antonio Sant’Elia, il più rappresentativo del movimento – vi era la città nel suo complesso, considerata il simbolo stesso della modernità, nella quale rivestivano molta importanza le grandi strutture, il movimento e i trasporti, di cui i futuristi compresero la rilevanza.

Gli edifici dovevano riflettere il movimento e la dinamicità della vita e per farlo si avvalevano di linee oblique e asimmetriche e di forme ellittiche.

È nella pittura che il Futurismo trovò la sua massima espressione e produsse le opere più significative.

I soggetti non apparivano mai statici e fermi nello spazio, ma si cercava di rappresentarne il movimento attraverso la scomposizione dell’immagine e la rappresentazione simultanea delle diverse fasi dell’azione per renderne anche la dimensione temporale.

Courtesy immagine di testata: Umberto Boccioni “La città che sale”, Museum of Modern Art – New York

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