Casa degli Omenoni a Milano: quale è la sua storia e come è fatta

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La Casa degli Omenoni, situata nell’omonima via, si trova dietro piazza San Fedele, a pochi passi dal Duomo e dalla Scala, ed è uno dei palazzi più famosi del centro di Milano grazie alla sua facciata particolare.

L’origine del nome e la storia della Casa degli Omenoni

Il Palazzo Leoni-Calchi, più conosciuto come Casa degli Omenoni, è un palazzo del centro di Milano costruito intorno al 1565.

Deve il suo nome ai telamoni, le sculture maschili in altorilievo, presenti in numero di 8 a decorazione della facciata, che in dialetto vengono definiti “omenoni”, ossia “omoni”, grandi uomini, a sottolineare le loro grandi dimensioni.

Fu lo scultore, originario di Arezzo, Leone Leoni a costruire il palazzo: allievo di Tiziano, già al servizio dello Stato Pontificio e di Carlo V d’Asburgo, nel 1542 venne nominato incisore della Zecca imperiale di Milano, dove qualche anno dopo comprò la proprietà e nel 1565 ne iniziò la ristrutturazione.

L’edificio, citato anche dal Vasari nelle “Vite”, divenne l’abitazione sua e del figlio, il noto scultore Pompeo Leoni, e la sede della loro scuola di scultura.

I Leoni furono anche collezionisti e mercanti d’arte e raccolsero nella loro casa opere d’arte antica e contemporanea, tra cui anche una parte dei disegni e dei manoscritti di Leonardo da Vinci, che, ereditati da Francesco Melzi, furono ceduti dagli eredi di questo ai Leoni e poi passarono all’Ambrosiana.

Le caratteristiche di Casa degli Omenoni

L’edificio è costituito da due piani, più un attico di epoca posteriore.

La facciata, simmetrica, è scandita al piano terra dalle otto sculture in pietra, realizzate da Antonio Abondio e ispirate all’arte classica, che si alternano alle finestre ad arco o a timpano e rappresentano le stirpi dei barbari sconfitte dai Romani, i cui nomi sono scritti al di sopra delle figure.

Al piano nobile si avvicendano invece colonne, nicchie e finestre, alle quali furono aggiunti dei piccoli balconi nell’Ottocento.

In alto al centro vi è un rilievo che rappresenta la “Calunnia sbranata dai leoni” e che allude al nome dei proprietari della casa, mentre il portone di ingresso reca ancora il vecchio numero civico 1722, attribuito al palazzo sotto la dominazione austriaca.

L’edificio, che nel 1929 fu restaurato dal celebre architetto e urbanista milanese Piero Portaluppi, ebbe diversi passaggi di proprietà, fino a essere sede della casa musicale Ricordi e, dagli anni Venti in poi, del Clubino, un circolo esclusivo per esponenti dell’aristocrazia e dell’alta borghesia milanese, tuttora esistente.

Attribuzione immagine di testata: Geobia, CC BY-SA 4.0, via Wikimedia Commons

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