Architettura brutalista: i principali edifici di Milano

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Il Brutalismo è un movimento architettonico che si è sviluppato negli anni Cinquanta e ha influenzato le scelte urbanistiche e architettoniche in diversi Paesi, tra cui l’Italia.

Vediamo che cos’è il Brutalismo e quali sono i principali esempi di questa architettura presenti a Milano.

Che cos’è il Brutalismo

Questo stile architettonico nasce in Gran Bretagna nel 1954 e deriva concettualmente dal progetto residenziale e urbanistico “Unité d’Habitation” di Marsiglia realizzato da Le Corbusier e caratterizzato dall’uso del “béton brut”, ossia il cemento armato a vista.

È da qui che deriva il termine Brutalismo, nel quale appunto l’elemento caratterizzante è il materiale grezzo della struttura che, per ragioni sia espressive sia economiche, diventa esso stesso parte dell’estetica e ne accentua gli aspetti di robustezza, rigore e funzionalità.

Negli anni Sessanta e Settanta questa nuova concezione dell’architettura si diffonde in vari Paesi, specialmente negli Stati Uniti, in Sud America e in Europa, influenzando le scelte di architetti e urbanisti.

Anche in Italia ve ne sono degli esempi, frutto non tanto di un verso e proprio movimento unitario, quanto di specifici percorsi di ricerca individuali, che sfociano in risultati eterogenei, ma tutti mossi dalla voglia di cambiamento e dall’idea di una società più equa.

I principali edifici brutalisti a Milano

A Milano vi sono diversi edifici, di varia destinazione e collocazione, che possono essere annoverati all’interno del Movimento Brutalista:

Istituto Marchiondi di Vittoriano Viganò: situato nel quartiere Baggio e realizzato nel 1957, è considerato un capolavoro dell’architettura brutalista a livello internazionale ed è costituito da quattro corpi edilizi, a struttura modulare e posti all’interno di un parco, che ospitano le diverse aree funzionali dell’istituto, ossia gli uffici e la direzione, il convitto per gli studenti, il corpo per i docenti e un centro scolastico;

Chiesa di San Giovanni Bono di Arrigo Arrighetti: fu costruita nel 1968 e si trova nella zona sud-ovest della città, all’interno della quale si differenzia nettamente dall’edilizia residenziale circostante per la prevalenza della dimensione verticale e per l’insolita forma a triangolo allungato, traforato da finestre colorate, che risulta visivamente raddoppiato grazie alla sua immagine riflessa dalla lunga vasca antistante;

Gioiaotto o Residence Porta Nuova di Marco Zanuso e Pietro Crescini: situato in via Melchiorre Gioia e costruito nel 1973, è un complesso polifunzionale caratterizzato dalla prevalenza della dimensione orizzontale, sottolineata da un rivestimento continuo in acciaio e vetro; esso è stato recentemente ristrutturato con interventi di riqualificazione energetica e ha ottenuto la certificazione Leed Platinum;

Monte Amiata di Aldo Rossi e Carlo Aymonino: realizzato negli anni 1967-1974, si trova nel quartiere Gallaratese nella zona ovest della città ed è un condominio formato da cinque edifici di altezze differenti di un insolito colore rosso disposti intorno a spazi centrali comuni, un anfiteatro, due piccole piazze e percorsi pedonali.

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