San Gimignano: la storia di uno dei borghi italiani più belli

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San Gimignano, in provincia di Siena, nella Val d’Elsa, si caratterizza per l’architettura medievale del suo meraviglioso centro storico, rimasta per lo più intatta nel corso dei secoli, grazie alla quale il borgo è stato dichiarato patrimonio dell’umanità dall’UNESCO nel 1990.

Vediamo quale è la storia di San Gimignano dalle origini a oggi.

Le origini e l’età comunale

Il borgo sorge in un luogo anticamente abitato dagli Etruschi, che lo scelsero per la sua posizione dominante sull’alta Val d’Elsa.

La sua fondazione in epoca romana è attribuita, secondo una leggenda, a due patrizi fuggiti da Roma perché complici di Catilina, che si rifugiarono in questa zona e vi costruirono nel 63 a.C. due nuclei abitativi, uno dei quali divenne poi San Gimignano.

La sua prima menzione risale all’Alto Medioevo, quando nell’anno 929 è citato in un documento, con il quale Ugo di Provenza donava al Vescovo di Volterra un monte chiamato Poggio della Torre “prope Sancto Geminiano adiacente”, forse intitolato al patrono di Modena.

Lo sviluppo di San Gimignano, situato lungo la Via Francigena, allora un importante via di transito per i pellegrini che si recavano a Roma, e snodo verso il porto di Pisa, avvenne soprattutto dopo il Mille.

Il XII secolo fu il periodo del suo massimo splendore: il comune portò avanti una politica di espansione territoriale, conquistò l’indipendenza dai vescovi di Volterra, ridisegnò gli spazi urbani con opere pubbliche, nuove mura e l’organizzazione in contrade, e divenne un importante centro commerciale di prodotti agricoli locali, tra cui il pregiato zafferano, venduto in tutta Europa e persino in Siria e in Egitto.

Grazie alla fiorente economia, si sviluppò così un ceto aristocratico che volle esprimere la supremazia politica e sociale con la costruzione delle famose Torri, che nel corso del Trecento arrivarono al numero di 72.

Il declino e l’epoca medicea

L’inizio del declino di San Gimignano fu determinato dalla peste del 1348: essa uccise due terzi della popolazione, che nella prima metà del secolo aveva raggiunto i 13.000 abitanti.

Nel 1351 la città, stremata dalla malattia e dalle conseguenti carestie, si consegnò a Firenze, di cui seguì le vicende storiche fino all’epoca contemporanea, ponendo in tal modo fine alla propria autonomia politica ed economica.

Nel corso dei secoli trascorsi sotto la dominazione medicea, San Gimignano vide un importante sviluppo artistico grazie alla presenza di maestri senesi e fiorentini chiamati dagli ordini religiosi per arricchire chiese e proprietà, tra i quali pittori e scultori come Taddeo di Bartolo, Benozzo Gozzoli, Domenico Ghirlandaio, Piero del Pollaiolo, Jacopo della Quercia.

Nonostante la decadenza economica abbia provocato il deterioramento di molti palazzi e il crollo di gran parte delle torri, fu proprio la marginalità politica della città che determinò la mancanza di nuovi edifici in epoche successive, dal Quattrocento in poi, e di conseguenza la cristallizzazione e il mantenimento fino ai giorni nostri del suo aspetto e delle sue architetture medievali.

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