Opportunità del turismo sul mercato immobiliare
L’anno scorso è stato un punto di svolta positivo per il turismo italiano, con oltre 445 milioni di presenze nelle strutture ricettive del nostro Paese e un aumento dell’8,1% rispetto all’anno precedente, superando di fatto il fatidico livello pre-covid. E il mercato immobiliare come reagisce a questi numeri?
I dati del turismo in Italia
La crescita del comparto turistico dello scorso anno è stata trainata principalmente da un marcato ritorno di interesse da parte dei turisti stranieri, che sono arrivati in Italia con una percentuale del 13,7% in più rispetto all’anno precedente, raggiungendo oltre 228,5 milioni di presenze.
La crescita del turismo di prossimità è invece stata più moderata, facendo registrare comunque un +2,8% di presenze.
Il Sud e le Isole hanno vista una crescita più contenuta del 4,4%, mentre grande interesse ha avuto il Nord Ovest con l’11,7% di presenza in più, seguito dal Centro con il 10,4% e dal Nord Est con il +7%.
Città e centri d’arte si confermano essere la meta prediletta da tantissimi turisti, così come la montagna, le strutture termali e le attività nelle aree collinari. Queste zone hanno infatti registrato un incremento di circa il 10-11%, mentre il settore balneare ha visto una crescita più modesta del 3% (dovuta principalmente alla flessione della domanda italiana, ma anche all’importante incremento del 2021).
Le ripercussioni sul mercato immobiliare
Non è difficile pensare che il mercato immobiliare turistico possa trarne vantaggio da questi dati. I rendimenti medi lordi delle case vacanze e delle strutture alberghiere offrono infatti ai proprietari grandi soddisfazioni in termini economici che si concentrano nei periodi di maggior attività.
I prezzi medi dei soggiorni si aggirano tra i 1000 – 1500€ nelle settimane di agosto e calano mano a mano che si esce dall’alta stagione.
L’incremento del fatturato del settore turistico offre il fianco per enormi opportunità socio-economiche, incoraggiando lo sviluppo di infrastrutture alberghiere e servizi grazie anche agli investimenti anche stranieri. Se l’80% degli investitori sono europei, si sta registrando anche un incremento della domanda da parte del mercato asiatico.
Ma non solo: perché la crescita riguarda anche gli affitti brevi. Già nel 2021 si registrava infatti un aumento del 27% di locazioni brevi ad uso turistico e la tendenza non accenna a diminuire, sia per le località di mare che per quelle di montagna o delle città d’arte.
Sempre più persone infatti scelgono di trascorrere le proprie vacanze “like a local” affittando appartamenti privati per una o due settimane. Questo è un dato positivo che può davvero fare la differenza nel reddito di una famiglia, specie se consideriamo che invece i salari sono fermi da almeno 15 anni.
Il boom del mercato degli affitti brevi sta trasformando il panorama immobiliare (non senza alcune problematiche per il rialzo degli affitti dedicati ai residenti). Chi possiede una seconda casa può valutare la possibilità di metterla a reddito attraverso affitti turistici interessanti.
Sicuramente in questo momento storico i tassi di interesse bancari non aiutano nell’acquisto di una casa, ma gli affitti brevi non mostrano alcun problema in termini di rendimenti e i prezzi infatti, se si escludono le località più esclusive, sono comunque abbordabili.
La reddittività in questo caso è data dal prezzo medio giornaliero, moltiplicato per la percentuale di occupazione dell’immobile, detratte le spese.
Per fare un esempio: se per affittare un appartamento il prezzo medio l’anno è di 100 € e questo viene occupato per l’80% delle notti, la resa sarà di 80€ per ogni notte messa a disposizione. In questo esempio l’immobile frutterà 29.200 € lordi.
Negli ultimi anni però la tendenza è quella di un aumento costante della reddittività media (di circa il 4% all’anno) degli affitti turistici il che comporta a rendimenti ancora più consistenti… a patto di aver fatto il giusto investimento al momento dell’acquisto!
Il settore degli alloggi Luxury
Molto interessante a mio avviso è anche la qualità del turismo che sta crescendo in Italia. Se è vero che l’offerta non riesce a stare dietro alla domanda, è anche vero che sempre più investitori si stanno interessando al settore del lusso per offrire ai turisti esperienze fuori dall’ordinario e attirare visitatori di alto livello.
Entro il 2025 si prevede infatti un aumento del portafoglio delle catene alberghiere di quasi 25.000 camere con focus significativo sul segmento Upscale e Luxury.
Coloro che risentono meno delle incertezze geopolitiche e macroeconomiche potranno beneficiarie del proprio potere finanziario per esaudire il “sogno italiano” che associa il nostro Paese ad un’immagine esclusiva. Non a caso, la politica dei prezzi applicata nel corso del 2023 non ha fatto scappare questo turismo, anzi, ha contribuito a rafforzare questo connubio, generando ancora più interesse verso l’Italia.
Il turismo di lusso riguarda tutti i settori dell’industria turistica, assorbendo il 3% del Pil nazionale, sul 6% che rappresenta il turismo in generale, o addirittura il 13% del Pil se si considerano tutte le attività economiche che ne derivano, come visite, catering, ecc. Secondo le proiezioni, entro il 2025 (fonte Cnr-Iriss) il settore del turismo di lusso dovrebbe crescere più velocemente di qualsiasi altra tipologia di turismo.
“Made in Italy” e viaggi di lusso saranno sempre più intrecciati grazie un’accessibilità maggiore per gli stranieri che visitano il nostro Paese i quali non disdegnano di trascorrere qualche giornata in un casale del Monferrato, in una baita isolata in montagna o in una delle tante case in collina con vista lago.
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